Ciao, questa volta mi limito solo a proporre , in relazione alla data, delle foto. Attendo l’approfondimento di Davide, visto che siamo in piena zona ‘duomo’ e sicuramente riuscirà a riassumere e riportare gli eventi in modo appropriato. Ciaoo
Penso che non ci possa essere conclusione migliore dell'incipit del canto II dell'Eneide:
Conticuere omnes intentique ora tenebant inde toro pater Aeneas sic orsus ab alto:
Infandum, regina, iubes renouare dolorem, Troianas ut opes et lamentabile regnum eruerint Danai, quaeque ipse miserrima uidi et quorum pars magna fui. quis talia fando Myrmidonum Dolopumue aut duri miles Vlixi temperet a lacrimis? et iam nox umida caelo praecipitat suadentque cadentia sidera somnos. sed si tantus amor casus cognoscere nostros et breuiter Troiae supremum audire laborem, quamquam animus meminisse horret luctuque refugit, incipiam.
Tacquero tutti e intenti il viso tendevano. Dall'alta sponda il padre Enea cominciò:
Dolore indicibile tu vuoi ch'io rinnovi, o regina, come la forza troiana e il misero regno i Dànai distrussero, le cose tristi che io vidi, e ne fui parte grande. E chi raccontandole, sia Mirmidone o Dolopo, o del duro Ulisse soldato, può tenere le lagrime? E già l'umida notte dal cielo precipita e invitano al sonno, cadendo, le stelle. Ma se tanto è l'amore d'apprender le nostre vicende, d'udir brevemente l'angoscia estrema di Troia, quantunque l'animo frema al ricorda e rifugga dal pianto, comincerò. [trad. Rosa Calzecchi Onesti]
Cari amici,
RispondiEliminaPenso che non ci possa essere conclusione migliore dell'incipit del canto II dell'Eneide:
Conticuere omnes intentique ora tenebant
inde toro pater Aeneas sic orsus ab alto:
Infandum, regina, iubes renouare dolorem,
Troianas ut opes et lamentabile regnum
eruerint Danai, quaeque ipse miserrima uidi
et quorum pars magna fui. quis talia fando
Myrmidonum Dolopumue aut duri miles Vlixi
temperet a lacrimis? et iam nox umida caelo
praecipitat suadentque cadentia sidera somnos.
sed si tantus amor casus cognoscere nostros
et breuiter Troiae supremum audire laborem,
quamquam animus meminisse horret luctuque refugit,
incipiam.
Tacquero tutti e intenti il viso tendevano.
Dall'alta sponda il padre Enea cominciò:
Dolore indicibile tu vuoi ch'io rinnovi, o regina,
come la forza troiana e il misero regno
i Dànai distrussero, le cose tristi che io vidi,
e ne fui parte grande. E chi raccontandole,
sia Mirmidone o Dolopo, o del duro Ulisse soldato,
può tenere le lagrime? E già l'umida notte dal cielo
precipita e invitano al sonno, cadendo, le stelle.
Ma se tanto è l'amore d'apprender le nostre vicende,
d'udir brevemente l'angoscia estrema di Troia,
quantunque l'animo frema al ricorda e rifugga dal pianto,
comincerò. [trad. Rosa Calzecchi Onesti]
Ciao,
Davide