Gita a Gaggiano
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Gaggiano deve la sua importanza al Naviglio Grande il cui scavo, avviato attorno al 1177, si concluse in un primo tempo in questo borgo.
Notizie del suo territorio emergono dai documenti subito dopo l’anno Mille: nel 1038 Anselmo Avogadri vende un terreno a Yborino, antico nome dell’attuale Bonirola; Fagnano compare in un documento del 1045; si acquistano terreni a Barate nel 1054; un Leopertus de Vigano è citato nel 1118; due monache, Valdrata e Truita, fondano un monastero a Montano nel 1137; nel 1148 avviene uno scambio di beni a Sporzano; Gaggiano, proprietà dei milanesi Girardo e Giovanni Boccardi nel 1146, ospita nel 1159 l’accampamento di truppe fedeli al Barbarossa ed è patria di un preposto di Lodi, Alberto da Gaggiano, che nel 1168 riceve dall’Arcivescovo Galdino l’intimazione di scostarsi dal partito dell’imperatore tedesco.
Il Naviglio, reso navigabile dal 1270, favorisce fin dal Medioevo i trasporti verso la città e, grazie all’apertura di numerose bocche che distribuiscono le sue acque, favorisce lo sviluppo dell’agricoltura e la creazione di insediamenti agricoli, anche ad opera di ordini religiosi: dei Certosini (Frazione Vigano), dei Benedettini (Cascina Montano) e delle monache di S. Agostino (San Vito).
Il primo ponte, reso pedonale nel 1836 quando ne venne costruito un secondo più a monte, risale al periodo in cui Beno de’ Gozzadini dispose il prolungamento del canale verso Milano; fu ricostruito in pietra nel Cinquecento e rifatto così com’è ora dopo la distruzione operata dall’esercito austriaco in ritirata dopo la battaglia di Magenta del 4 giugno 1859.
A Gaggiano, lungo il percorso del canale, sono inoltre stati attivi fino all’Ottocento una fornace e una lavanderia (in località Carbonizza), l’attracco del battello che faceva servizio di trasporto per merci e passeggeri (“el barchett”) fra Boffalora e Milano, oltre a numerosi lavatoi, a testimonianza della sua influenza nella vita quotidiana del paese.
I tre edifici di più antica data e di maggiore interesse si affacciano sul Naviglio Grande: in riva destra, il Palazzo Venini-Uboldi costruito nel 1711; in riva sinistra il Santuario di S. Invenzio, il cui ultimo rifacimento è stato concluso attorno alla metà del Settecento e il cinquecentesco Palazzo Stampa-Aloardi, detto Palazzo Marino per il suo legame con la leggenda che l’attribuisce a Tomaso Marino, il finanziere genovese trapiantato a Milano, che vi avrebbe imprigionato e ucciso la bella Ara Cornaro.
Di grande interesse è anche la frazione Vigano Certosino, sviluppatasi attorno a un insediamento monastico dipendente dalla Certosa di Pavia cui nel 1400 Gian Galeazzo Visconti aveva fatto dono del borgo e dei poderi e che ne rimase in possesso fino al 1769; l’edificio, ristrutturato in anni recenti a residenza privata, ospita un Oratorio dedicato a S. Ippolito con dipinti eseguiti per incarico della Certosa di Pavia, nel 1578, dai fratelli Aurelio e Giovan Pietro Luini.
In quel loro dominio, i Certosini dal 1497 al 1511 ampliarono la preesistente chiesa, affidando a Bernardino de’ Rossi l’affresco della facciata, rimasto intatto fino agli anni Ottanta del secolo scorso, restaurato e poi definitivamente staccato (nella chiesa si conserva la parte ancora leggibile).
Gaggiano, luogo di transito grazie alla strada e alla ferrovia che (quest’ultima dal 1870) uniscono Milano a Vigevano, è stato a lungo luogo di sosta per i viaggiatori, i barcaioli, i carrettieri grazie alle locande, caffetterie, botteghe e laboratori artigiani; al centro di un’area agricola efficacemente coltivata da oltre trenta “cascine”.
Le trasformazioni intervenute nel Novecento non ne hanno intaccato l’immagine tradizionale delle due file di case lungo il Naviglio, con i due ponti ottocenteschi e la torretta merlata che ospitò gli ultimi gendarmi austriaci.
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