questo post vorrebbe tentare di ricordare che la tradizione delle zucche non è appannaggio americano!!!
Quando il dorico protava i pantaloni corti, si dilettava a preparare la zucca dei morti ed a lasciarla sul balcone/finestra con l'immancabile candela accesa la notte tra il 1° ed il 2 Novembre.
Quella volta Halloween nessuno sapeva cosa fosse....
In calce i dotti approfondimenti tratti dal web.
ciaoo
DAL WEB:
LA NOTTE DEI MORTI
Il culto dei morti era profondamente sentito dal popolo di Calitri, che aveva elaborato intorno ad esso una credenza poetica e triste.
Si diceva che, nella notte precedente il 2 novembre, l'Angelo del Signore dischiudesse ai defunti le porte dell'oltretomba, e i morti, nel silenzio gelido della notte, mentre la torre dell'orologio pubblico batteva il primo rintocco della mezzanotte, riprendevano il cammino – soli, a piccoli gruppi, o a schiere – verso la terra che avevano dovuto lasciare.
Tutto il vasto tenimento di Calitri, si riempiva, allora, di pallide ombre, confuse e sperdute nel freddo della notte.
Ognuna di esse ritrovava il sentiero verso la propria abitazione d'una volta, salendo senza fatica per le ripide chine, discendendo rapida per le valli, riconoscendo i vigneti, le terre, la chiesa, la piazza, i vicoli tortuosi e ripidi del paese.
Giunto all'abitazione, lo spirito si fermava sullo stipite; dietro di lui, molte e molte altre ombre avevano fatto la stessa via, ritrovandosi davanti allo stesso stipite a pregare per la pace e serenità dei vivi.
In questo pellegrinaggio, le ombre erano guidate dalla fioca luce delle cozz' r' muort', grosse zucche, che, vuotate dei semi, venivano incise in modo da raffigurare un teschio umano: dentro si collocava un lucernino ad olio o un móccolo, che illuminava lugubremente la zucca.
Perciò i vivi – aggiungeva la credenza – non solo non dovevano chiudere le finestre in quella notte (altrimenti i cari scomparsi sarebbero tornati indietro piangendo delusi), ma sul davanzale di esse dovevano collocare una "cozza r' muort'" illuminata, provvedendo che rimanesse accesa per tutta la notte.
Sempre secondo la leggenda, per vedere le anime dei morti, bastava mettere (nei pressi della "cozza r' muort'" o di un'altra piccola luce, quest'ultima al centro della casa) in quella stessa notte un catino pieno d'acqua.
Vecchi volti di antenati, tremuli visi di bimbi, aspetti gentili di donne, ad uno ad uno tacitamente passavano riflessi sul fondo del catino, confusi al chiarore del debole mòccolo, rapidi come un battito d'ali.
All'ultimo tremulo tocco della mezzanotte, le ombre dei morti partivano, lasciando nel cuore di chi le aveva viste attraverso l'acqua del catino un soffio della loro vita immortale.
Florindo Cerreta osserva come Mircea Eliade, autore di storia delle religioni, nel saggio sul Mito dell’eterno ritorno, esponga un particolare sulla celebrazione dell’anno nuovo che ricorda la leggenda della Notte dei Morti di Calitri.
Eliade spiega che nelle celebrazioni del nuovo anno tra le società primitive (si noti che per anno nuovo non s’intende necessariamente quello che - secondo il calendario gregoriano - inizia il 1° gennaio) parte fondamentale del rito era il concetto della rigenerazione, che comportava una morte seguita da una risurrezione: tra i vari elementi di questo tipo di rito figura anche la lunga teoria delle anime dei morti che ritornano pian piano in paese...
La leggenda calitrana (che con ogni probabilità s’incontra anche in altri paesi, non solo italiani) sarebbe, dunque, un retaggio "spurio" di antiche rimembranze di riti primitivi e precristiani.
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