La Casa degli Omenoni o Palazzo Leoni-Calchi è un palazzo di Milano costruito intorno al 1565, situato nella odierna Via degli Omenoni, dietro la Chiesa di San Fedele. Il nome deriva dagli otto telamoni (omenoni, ovvero "omoni", "grandi uomini") della facciata, scolpiti da Antonio Abondio.
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La costruzione del palazzo si deve allo scultore e cesellatore aretino Leone Leoni, scultore imperiale al servizio di Carlo V d'Asburgo e Filippo II di Spagna. L'artista, nominato scultore della Zecca di Milano nel 1542, acquistò la proprietà nel 1549, e nel 1565 ne avviò la ristrutturazione, facendone l'abitazione propria e del figlio, Pompeo Leoni, anch'egli scultore. Furono entrambi celebri collezionisti e mercanti d'arte, e radunarono all'interno della casa una celebre ed eclettica collezione di arte antica e opere dei maggiori artisti del tempo, fra cui spiccavano opere di Tiziano e Correggio, la collezione dei disegni di Leonardo da Vinci ereditati dal suo allievo Francesco Melzi, calchi in gesso di statue classiche fra cui la statua equestre di Marco Aurelio del Campidoglio. Della collezione, successivamente dispersa, alcune opere confluirono poi all'Ambrosiana, fra cui il Codice Atlantico di Leonardo.
Vasari descrive il palazzo nel capitolo delle Vite dedicato a Leone Leoni, narrando come
«Lione, per mostrare la grandezza del suo animo, il bello ingegno che ha avuto dalla natura, e il favore della fortuna, ha con molta spesa condotto di bellissima architettura un casotto nella contrada de' Moroni, pieno in modo di capricciose invenzioni, che non n'è forse un altro simile in tutto Milano.»
(Giorgio Vasari, Vite dei più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri, Vita di Lione Lioni, Aretino)
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