Non chiedetemi dove e come ci si arriva, so solo che è nella Svizzera Italiana e nel Sopraceneri, ed ho detto tutto.
Per info scrivete alla mail info@curiosandi.com ;
Mariettonostro vi risponderà con tutti i particolari.
Bene, alla partita siamo presenti Ciccio, Mariettonostro ed ildorico, e via.
Lo schema è quello consolidato, h 08:00 presso ildorico, poi autostrda fino alla sosta tecnica per caffè e briosche 'vuota' all'autogril dopo la deviazione per Como, poi sosta a Fino per recuperare Ciccio e quindi via per l'autostrada svizzera ticinese.
Dopo Bellinzona usciamo e prendiamo per la Val Malvaglia e poi seguiamo le istruzioni che Mariettonostro ha trovato sul web, comunque vedi in calce.
Dopo un po' abbandoniamo la strada principale e cominciamo a salire, devo dire che ultimamente le salite sono veramente salite; infatti percorriamo delle vecchie mulattiere asfaltate e , per la maggior parte prive di guard rail, o parapetto, nel tosco idioma, anche se in questi casi servirebbe veramente a poco.
Qui Mariettonostro , con la sua guida milanese, mette in apprensione i gitanti locali, che sono oltre che svizzeri, anche ticinesi del sopraceneri e per di più di montagna.
In altre parole, quando sopraggiungiamo noi, appena possono si mettono a lato strada e ci fanno passare, e così siamo sempre soli in testa al gruppo!!!
tête du peloton
Dopo aver coperto un bel dislivello, dal fondo valle al luogo di partenza, finalmente parcheggiamo in uno spiazzo affollatissimo, e prima di partire troviamo un gruppo di sciure che sembrano una gita organizzata dalle maestre ticinesi in pensione, ma non abbiamo tempo per approfondire, Mariettonostro scalpita e gli scarponi volano lungo il sentiero.
La prima parte del tragitto è attraverso il bosco, ma non capiamo bene, si va in discesa, poi raggiungiamo un alpeggio, dove si sta tenedo una festa, ci sono tantissime persone ed un piccolo fuoco sta cercando di far bollire l'acqua in un pentolone smisurato, sono ancora le 11, di tempo ce n'è per il pranzo!!!
Superiamo l'allegro alpeggio con tutte le sue caprette, pecorelle e persone intente a giocare e schiamazzare, noi abbiamo il nostro laghetto che ci aspetta.
Subito dopo l'alpeggio inizia una serie di tornanti che ci porta in quota e, senza un albero all'orizzonte, arriviamo ad un altro alpeggio incastonato tra alte patreti di roccia e con la presenza di una capanna sulla destra e sulla sinistra dei ricoveri per le bestie.
Immancabile, al centro la palina con i cartelli gialli che indicano le direzioni e le distanze.Il passo Cadabi è citato ad un'ora di cammino, indovinate la direzione???
Diritti verso la montagna più alta.Piccolo conciliabolo,
Diritti verso la montagna più alta.Piccolo conciliabolo,
IPOTESI 1
Dirigersi alla capanna che si vede al limitare dell'alpeggio
IPOTESI 2
Portare a termine l'escursione, puntare al lago Cadabi
IPOTESI 3
Rientrare all'auto dopo aver mangiato, sono circa le 12.
Dirigersi alla capanna che si vede al limitare dell'alpeggio
IPOTESI 2
Portare a termine l'escursione, puntare al lago Cadabi
IPOTESI 3
Rientrare all'auto dopo aver mangiato, sono circa le 12.
Non so se le foto possano rendere l'idea, ma la montagna da scalare e che ci si parava di fronte si!Ve lo posso confermare.
Si parte, il panorama è fantastico, siamo in un alpeggio tutto contornato da montagne, un torrente che si getta dall'alto della cima sulla destra e che col suo rumore ci tiene compagnia, nessun albero e un sole stupendo.
Saliamo ed arriviamo ad un primo balcone da dove per l'ultim avolta scorgiamo l'alpeggio e la capanna, poi di nuovo altra salita ed in lontananza cominciamo a vedere il passo, è una sella incastonata tra le alte cime sopra e 'lontano' da noi.
Eccoci in cima al passo, ed appena arrivati ecco sulla destra il lago Cadabi sotto uno splendido sole montano e sulla sinistra una terrazza con ampia vista sulle montagen circostanti, dimenticavo, alle spalle del laghetto, una parete di roccia altissima, dietro ci sono i ghiacciai eterni, così ci ha detto il nostro scout nisseno.
Saliamo ed arriviamo ad un primo balcone da dove per l'ultim avolta scorgiamo l'alpeggio e la capanna, poi di nuovo altra salita ed in lontananza cominciamo a vedere il passo, è una sella incastonata tra le alte cime sopra e 'lontano' da noi.
Continuiamo a salire, Mariettonostro si attarda dietro, mentre lo scoiattolo delle Madonie sgambetta sui ripidi tornantini del sentiero.
Facciamo una sosta tecnica, mangiamo i fruttini di cotognata del dorico e beviamo un po' d'acqua, mi sembra che adesso si vada meglio.
Il panorama è sempre stupendo, non vediamo più il fondo valle, ma solo i vari balzi che abbiamo da poco attraversato, lo stradello è lungo, ed effettua una ampia disgerssione prima di affrontare l'ultimo tratto impervio propio sotto il passo.
Mariettonostro ha ripreso il ritmo, adesso è indietro ma tiene il passo, nel frattempo ci raggiungono una coppia di svizzeri/tedeschi, li lascimao passare, la montagna non è un autodromo, non vince chi arriva primo, ma chi si gode meglio il panorama.
Attacchiamo l'ultimo strappo, somiglia tanto ai tre/quattro strappi che il 20080725 ildorico e Ciccio hanno affrontato nell'ormai epica gita lungo il 'sentiero che non c'è', e quelli erano anche più erti!!!
Per approfondire:
Con perizia lo scoiattolo delle Madonie indica i trucchi ed i passaggi a Mariettonostro, si sale a picco, utilizzando anche le mani e di tanto in tanto fermandoci e godendo il panorama che si stende ai nostri piedi.
Eccoci in cima al passo, ed appena arrivati ecco sulla destra il lago Cadabi sotto uno splendido sole montano e sulla sinistra una terrazza con ampia vista sulle montagen circostanti, dimenticavo, alle spalle del laghetto, una parete di roccia altissima, dietro ci sono i ghiacciai eterni, così ci ha detto il nostro scout nisseno.
Troviamo la coppia svizzera in piena crisi coniugale, infatti da quello che si può capire, la donna accusa l'uomo di aver effettuato un percorso troppo duro, poi li vediamo continuare per la capanna Adula, almeno la direzione è quella
Dopo aver ammirato il panorama dal belvedere ci accampiamo accanto al laghetto e ci togliamo gli scarponi bagnandoci i piedi nell'acqua montana.
Poveri pesci :)
Consumiamo i panini e ci godiamo il sole.
Vicino a noi un gruppo con due mamme e cinque bambini fanno colazione e giocano , scambiamo due chiacchiere e ci dino di essere diretti alla Capanna Adula e di aver dormito alla Capanna vista all'alpeggio; sono ticinesi e ci danno informazioni e quotazioni in franchi svizzeri, a cui il prode Mariettonostro applica il cambio etc.
Dopo il meritato riposo, evitando che Mariettonostro abbatta i dolmen eretti a fianco del lago, e questa è una storia vera purtroppo, prendiamo la strada del rientro.
Bene, arriviamo all'alpeggio , sempre vicino alla palina di cui supra, e qui altro breve conciliabolo:
IPOTESI 1
Rientrare per lo stesso percorso effettuato all'andata.
IPOTESI 2
Rintrare per il percorso che passa vicino alla capanna
IPOTESI 3
Rintrare per il percorso che passa vicino alla capanna con sosta per birra o rivella.
Optiamo per la terza ipotesi.
Arrivati alla Capanna, riempiamo le nostre bottiglie alla fontana e approfittiamo per ampie sorsate di acqua montana, poi raggiungiamo Mariettonostro che troviamo seduto al tavolo del salone a bersi una bionda.
Bene, arriviamo all'alpeggio , sempre vicino alla palina di cui supra, e qui altro breve conciliabolo:
IPOTESI 1
Rientrare per lo stesso percorso effettuato all'andata.
IPOTESI 2
Rintrare per il percorso che passa vicino alla capanna
IPOTESI 3
Rintrare per il percorso che passa vicino alla capanna con sosta per birra o rivella.
Optiamo per la terza ipotesi.
Arrivati alla Capanna, riempiamo le nostre bottiglie alla fontana e approfittiamo per ampie sorsate di acqua montana, poi raggiungiamo Mariettonostro che troviamo seduto al tavolo del salone a bersi una bionda.
Ildorico e Ciccio prendono una Rivella verde, e poi facciamo due chiacchiere col gestore della capanna padre che ci racconta un po' di storia patria ticinese e ci dice che il primo agosto è la festa nazionale svizzera.
Dopo la sosta ci apprestiamo a partire, percorriamo il sentiero che prima ci fa scendere di livello fino al passaggio di un fiume e poi ci fa risalire per raggiungere il pianoro, la foppa, dove abbiamo lasciato l'auto.
Dopo la sosta ci apprestiamo a partire, percorriamo il sentiero che prima ci fa scendere di livello fino al passaggio di un fiume e poi ci fa risalire per raggiungere il pianoro, la foppa, dove abbiamo lasciato l'auto.
Insomma un bel giro, non c'è nulla da dire.
A lato del pianoro, vediamo che ci sono dei cartelli che indicano una zona militare, o meglio un poligono, per fortuna in questo periodo non ci sono esercitazioni....
E poi dicono che gli svizzeri non hanno l'esercito.Rientriamo, discesona con tornanti e poi imbocchiamo l'autostrada, Mariettonostro frusta i cavalli dell'auto come il cocchiere della diligenza in Ombre Rosse durante l'attacco degli indiani, ildorico stringe nel pugno la pistola col calcio d'argento e custodisce nel taschino le tre pallottole nel caso gli indiani avessero ragione nell'inseguimento; Ciccio, disteso sul tetto come Ringo, cerca di distrarre il droide ticinese da eventuali intercettazioni, ma anche questa è un'altra storia.
E poi dicono che gli svizzeri non hanno l'esercito.Rientriamo, discesona con tornanti e poi imbocchiamo l'autostrada, Mariettonostro frusta i cavalli dell'auto come il cocchiere della diligenza in Ombre Rosse durante l'attacco degli indiani, ildorico stringe nel pugno la pistola col calcio d'argento e custodisce nel taschino le tre pallottole nel caso gli indiani avessero ragione nell'inseguimento; Ciccio, disteso sul tetto come Ringo, cerca di distrarre il droide ticinese da eventuali intercettazioni, ma anche questa è un'altra storia.
A Fino ci dividiamo, lasciamo Ciccio alla sua nuova terra di adozione e noi ci dirigiamo verso Milano.
I cavalli del motore galoppano veloci e giungiamo in un battibaleno nella città meneghina.
Anche questa è fatta, uscita memorabile, da incorniciare, con un po' di allenamento da fare assolutamente.
Ciaoo
P.P.S.- per il significato di 'il droide ticinese', chiedere a Ciccio.
P.P.P.S.- per il significato delle pallottole, chiedere ad Hatfield, vedi 'Ombre Rosse' oppure al Chiassoso.
info@lapalestradelchiassoso.com
info@lapalestradelchiassoso.com
Scheda tecnica, sempre dal web:
Punto di partenza:
Da Malvaglia Chiesa (368 m) si sale la strada carrozzabile verso la ValleMalvaglia. Ad Anzano si prende quella, sempre asfaltata, che, a destra,porta ai Monti di Cusiè (1666 m) e, dopo circa 200 metri su terra battuta,a uno spiazzo dove si possono lasciare le automobili.
Itinerario:
Cusiè (1666 m) – Alpe di Pozzo (1869 m) – Alpe di Quarnei (2048 m) –Passo del Laghetto (2646 m) – Laghetto di Cadàbi (2646 m).Una variante dell’itinerario no alla Capanna Quarnei passa dall’Alpe della Bolla e da Urbell.Dislivello Durata980 m 3 ore e 30 (sino al laghetto di Cadàbi)Equipaggiamento :
Da montagna
Punto di partenza:
Da Malvaglia Chiesa (368 m) si sale la strada carrozzabile verso la ValleMalvaglia. Ad Anzano si prende quella, sempre asfaltata, che, a destra,porta ai Monti di Cusiè (1666 m) e, dopo circa 200 metri su terra battuta,a uno spiazzo dove si possono lasciare le automobili.
Itinerario:
Cusiè (1666 m) – Alpe di Pozzo (1869 m) – Alpe di Quarnei (2048 m) –Passo del Laghetto (2646 m) – Laghetto di Cadàbi (2646 m).Una variante dell’itinerario no alla Capanna Quarnei passa dall’Alpe della Bolla e da Urbell.Dislivello Durata980 m 3 ore e 30 (sino al laghetto di Cadàbi)Equipaggiamento :
Da montagna
Difficoltà:
Ultimo tratto ripido
Carte1:25’000 CNS 1273 Biasca, 1253 Olivone.
Segnaletica :
Bianca-rossa
Periodo più adatto:
Giugno-settembre
Ristoro e rifugiIl ristoro Alpino di Dandrio (ex scuola) é aperto durante la bella stagione.
Sull’Alpe Quarnei, a 2107 m, è stata inaugurata nel 1999 la nuova capannadella Società Alpinistica Bassa Blenio.
Aperta tutto l’anno, disponedi 57 posti-letto (no. tel. 091 870 25 05); nei mesi estivi è presente ilguardiano.
A disposizione degli escursionisti che vogliono prolungare la gita versol’Adula vi sono le capanne dell’UTOE Bellinzona e del CAS Sezione Ticino.
La prima è situata a 2393 m ed è stata ampliata nel 1983. Vi possonopernottare 90 persone. Vi è il telefono (091 872 16 75). La capanna èsempre aperta e durante i mesi estivi è presente, il sabato e la domenica,il guardiano. La seconda, completamente rinnovata nel 1999, è postaa 2012 m e ha 50 posti-letto. È pure dotata di telefono (091/872 15 32)ed è sempre aperta. Il guardiano è presente in luglio e agosto e durantei fine settimana sino a ottobre. Informazioni aggiornate sulle capanne sitrovano consultando il sito http://www.capanneti.ch/.
Piccolo ma prezioso Giunto nel 1884 sulla vetta dell’Adula, il bellinzonese Luigi Colombi, giornalista e uomo politico destinato a perdere il dono della vista che gli aveva fatto ammirare tanti montani panorami, esclamò: “Spettacolo divino!”. Ma uno “spettacolo divino” già si presenta al termine dell’escursione al Cadàbi, un nome che invano si cercherebbe sull’elenco ufficiale dei laghetti alpini ticinesi. Il Cadàbi, invece, merita di essere collocato fra quelli che maggiormente si rivelano affascinanti anche se è un laghetto in miniatura: i suoi brillii, nell’acqua trattenuta da una spanna rocciosa messa lì apposta per non lasciarla precipitare nella sottostante valle, sembrano litigare per trovarvi posto. In questo spazio, pur così ristretto, avvengono tutti quei fenomeni ottici che Arnoldo Bettelini descrisse, nel 1911, in un poetico discorso dedicato alla natura ticinese: “I laghi, che sembrerebbero così uniformi, hanno invece una fisionomia, una vita assai mutevole: cambia la loro tinta ad ogni ora a seconda dello stato del cielo, delle ombre che vi si allungano o scemano, della brezza che spira. Essi sono le sensibilissime lastre riproducenti le più leggere variazioni del cielo, dell’atmosfera, dell’ambiente che vi si specchiano e vi dipingono un’armonia incomparabile di colori, dal bagliore argenteo del sole al giallo con sfumature purpuree dei tramonti autunnali, dall’azzurro profondo al perlaceo, evanescente tremolìo di una calma agonia crepuscolare”.
È un laghetto, questo, da osservare seduti su uno di quei massi che hanno, tutto in giro, la funzione di poltrone di prima fila: la sua è un’ininterrotta rappresentazione cromatica, durante la quale vengono messi in scena gli effetti prodotti, alla superficie e sotto la stessa, dall’incrociarsi, dal fondersi, dal dividersi, dal lottare dei riflessi che sono, di volta in volta, fantastici pesci, prodigiose farfalle, misteriose foglie portate da venti silenziosi (ma il vero vento, quando scende sul Cadàbi, pare toccarne il fondo e sollevarvi altri scintillii che, spostandosi da una parte o dall’altra, creano due distinti laghetti, uno irrequieto e l’altro tranquillo). Come occorre leggermente alzarsi dal Cadàbi per cogliere tutto lo stupendo panorama alpino che si apre infinito alle sue spalle, così, per valutare la trasparenza del laghetto, bisogna salire quel tanto che basti a inquadrare l’intero disegno delle sue rive, contro le quali preme l’azzurro che le onde tentano di far tracimare, tinteggiando di blu l’erba rocciosa: come se non ci fosse abbastanza posto, nel Cadàbi, per questo colore e la sua intensità che vuole spazio e autonomia e invidia, quindi, il verde che accompagna fin lassù l’escursione. Esso comincia infatti con la Val Malvaglia che, come notò Guido Calgari nel 1966, “è una delle più esaltanti scoperte che si possan fare nel Ticino”. È una valle da percorrere a piedi per coglierne tutto ciò di cui dispone: le inquadrature aeree e i particolari nascosti, le storie incise nel legno e le tradizioni alzate come rascane, i tetti di piode.
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